· · Meccanica delle Strutture · Strutture in Calcestruzzo Fibrorinforzato · · CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO: L’EVOLUZIONE NORMATIVA · Bruno
Rossi · · INTRODUZIONE · NORMATIVA · NORME SULLE FIBRE · DOSAGGIO MINIMO
· NORME SUI METODI DI PROVA · norme
sui manufatti in calcestruzzi fibrorinforzati · ISTRUZIONI CNR · CONCLUSIONI ·
· INTRODUZIONE Si definisce
calcestruzzo fibrorinforzato “un materiale composito costituito da
calcestruzzo di base nel quale è inglobato un rinforzo fibroso diffuso ed
omogeneamente distribuito” (UNI 11039-1_03 Calcestruzzo rinforzato con fibre
d’acciaio – Definizioni, classificazione e designazione) L’aggiunta di
fibre nel calcestruzzo ha lo scopo di ridurne la fragilità, di contrastare
gli effetti del ritiro e, in definitiva, di aumentarne la durevolezza. Il calcestruzzo
fibrorinforzato è utilizzato nelle pavimentazioni, industriali e commerciali,
nella prefabbricazione e nel settore delle gallerie, sia nelle opere
provvisionali sia nei rivestimenti finali, dove è utilizzato anche per il
rinforzo secondario dei conci prefabbricati. Negli ultimi anni è in atto
un’intensa attività normativa, a livello Nazionale e Comunitario. normativa Le norme si
possono raggruppare come di seguito: · norme di controllo della
conformità delle fibre (UNI 11037_03, EN 14889_06) · norme di esecuzione
(Raccomandazioni AICAP_90, UNI 10834_99, UNI U73041440, EN 14650_05, EN
14721_05) · norme di controllo delle
proprietà meccaniche del calcestruzzo fibrorinforzato (UNI 11039_03, EN
14651_05) · norme di controllo delle
proprietà meccaniche del calcestruzzo fibrorinforzato proiettato (UNI 10834,
EN 14487-1, pr EN 14488-1, …,7) · norme armonizzate di controllo
della conformità di manufatti prefabbricati in calcestruzzo fibrorinforzato
(UNI EN 1916_04, UNI EN 1917_04) · norme di progettazione
(Istruzioni CNR_DT_204_06, UNI U73041440) In questo
articolo si esamineranno alcune di queste norme mettendone in evidenza gli
aspetti positivi e quelli discutibili. norme sulle fibre In Italia è in
vigore la norma UNI 11037_03 che definisce i requisiti per le fibre d’acciaio
impiegate nel calcestruzzo. Essa classifica le fibre in base al semilavorato,
al tipo di processo produttivo, alla resistenza a trazione, alla forma
longitudinale ed alla protezione superficiale. A sua volta, la resistenza a
trazione è definita sia come valore medio a rottura sia come valore di
scostamento dalla proporzionalità, ed è classificata in funzione del diametro
e della sagoma. La norma
prescrive le tolleranze dimensionali, il relativo piano di campionamento e
una serie di elementi da dichiarare nella marcatura dell’imballo. Nello spirito
della Direttiva Prodotti da Costruzione (CPD 89/106), la Commissione Europea,
tramite i suoi Organismi Tecnici, ha dato mandato al CEN (Mandate M/128-1999 – Product related to concrete, mortar and grout) di redigere i seguenti
progetti di norma, recentemente sottoposti a voto formale ed approvati: · EN
14489-1 Fibres for concrete – Part. 1 Steel fibres · EN
14889-2 Fibres for concrete – Part. 2 Polymer fibres Le due norme,
quando recepite a livello nazionale, imporranno l’obbligo dell’apposizione
del Marchio CE al prodotto fibra per il calcestruzzo, sia essa in acciaio o
polimerica. Il mandato M/128 richiedeva di analizzare gli aspetti riguardanti
(nella versione originale inglese): 1- Tensile strength /
Modulus of elasticity 2- Pull-out behaviour 3- Potential reaction to
alkali 4- Effect on strength of
concrete 5- Workability (tendency to
form balls) Alcuni di questi
requisiti, 2 e 3, sono risultati di difficile traduzione operativa e quindi
sono stati abbandonati, mentre l’effetto sulla lavorabilità, requisito 5, è
stato trasformato in una generica raccomandazione che il Produttore di Fibre
dovrà indicare, per una corretta procedura d’impasto, ma che non risponde
all’esigenza espressa nel Mandato, vale a dire quella di garantire dalla
formazione di “palle di fibre”. L’aspetto più
controverso delle norme sulle fibre (EN 14889-1,2) è quello relativo alla
definizione pratica del requisito 4. Effect on strength of concrete, poiché
esso implica la dichiarazione, da parte del produttore, e quindi l’assunzione
di responsabilità, di un dosaggio minimo necessario al raggiungimento di
determinati livelli di resistenza residua a flessione (EN 14651). Affinché
tali norme armonizzate diventino operative sono necessarie altre norme
europee, non necessariamente a carattere di obbligatorietà, una delle quali
già approvata nel 2005 ed altre due sottoposte al voto formale nel corso di
questo anno: · EN
14651_05 Test method for metallic fibre concrete – Measuring the flexural
strength · pr EN 14845-1 Test method for fibres in concrete – Part. 1 Reference
concretes · pr EN 14845-2 Test method for fibres in concrete – Part. 2 Effect
on strength
Figura 1 Il progetto di
norma pr EN 14845-1 sui Reference Concretes è stato bocciato nel Maggio 2006,
non avendo ottenuto la maggioranza qualificata (71%) dei voti espressi. A
questo esito negativo ha contribuito l’opposizione Italiana, motivata con
l’assenza di verifiche sperimentali sulla ripetibilità e sull’affidabilità
dei Reference Concretes. Ciò comporterà un riesame da parte del
CEN/TC104/WG11, Gruppo di Lavoro autore della bozza di norma ed una
successiva sottomissione a Voto Formale Europeo. La discussione sulle
suddette norme sarebbe troppo lunga. Mi limito solo ad evidenziarne gli
aspetti discutibili: · Attribuzione al Produttore
di fibre (componente) della responsabilità sulle prestazioni del calcestruzzo
fibrorinforzato (composito) (resistenze residue a flessione e lavorabilità); · Mancanza di qualsiasi
indicazione sul dosaggio minimo (mentre in Italia il dosaggio minimo viene
trattato dalla UNI 11039-1 e dalle Istruzioni CNR_DT204_2006); · Indicazione di livelli
prestazionali espressi in termini ASSOLUTI, a prescindere dalla classe di
resistenza del calcestruzzo: ciò comporta che la duttilità richiesta è via
via più bassa all’aumentare della resistenza a compressione del composito. Si
rischia di prescrivere livelli insufficienti di duttilità per calcestruzzi di
resistenza crescente. Concludo questa
parte sulle norme sulle Fibre facendo notare che per nessun altro ingrediente
del calcestruzzo, armato e non (cemento, sabbia, additivo, barre di
armatura), sottoposto a Marcatura CE, viene richiesto di garantire una
prestazione del composito calcestruzzo. dosaggio minimo Nell’elencare le
criticità delle norme Europee si è fatto cenno al dosaggio minimo delle fibre
nel calcestruzzo. La norma UNI 11039 – Calcestruzzo rinforzato con fibre
d’acciaio – Parte I, fissa un valore minimo di 25 kg/m3 ammettendo
dosaggi inferiori che siano giustificati attraverso dati sperimentali
ottenuti in sede di prequalifica del fibrorinforzato, nei casi seguenti: · Per rapporti di aspetto
delle fibre maggiori di 60; · In applicazioni speciali,
per esempio getti con spessore paragonabile alla lunghezza delle fibre. Nelle recenti
Istruzioni CNR_DT204_2006 il dosaggio minimo inderogabile è fissato in 0.3 %
in volume che, per le fibre d’acciaio, corrisponde ai 25 kg/m3 di
cui sopra. In nessuna delle norme europee citate si stabilisce un minimo
dosaggio. Nella EN 14487-1
Sprayed concrete - Part.1 Definitions specifications and conformity – Annex A
(informative) si indica un criterio per fissare il dosaggio minimo delle
fibre a partire dalla teoria sulla sovrapposizione minima tra le fibre (D.C.
Mc Kee). Tale criterio coniuga tale
concetto teorico con la minima sovrapposizione tra due fibre, espressa in
funzione della lunghezza. In sintesi, si afferma che l’efficacia delle fibre
è correlabile con il rapporto d’aspetto (rapporto tra lunghezza e diametro),
quindi, maggiore è il rapporto d’aspetto, minore sarà il dosaggio minimo
teorico. È singolare
osservare come, nonostante che di questa teoria ormai quarantennale non sia
mai stata fornita la minima evidenza sperimentale, essa sia entrata a far
parte di una norma europea. norme sui metodi di
prova Nel 2005 è stata
approvata la norma europea EN 14651_05 Test method for metallic fibre
concrete – Measuring the flexural strength, di tipo volontario, per gli elementi
prefabbricati in calcestruzzo fibrorinforzato. Questa norma
riguarda la prova di flessione su travetto intagliato per la determinazione
del limite di proporzionalità e delle resistenze residue. In sede di
votazione formale, essa ricevette, da parte Italiana, diverse critiche. In
particolare, fu segnalata la discutibile pretesa di legare, con una relazione
empirica, il valore dello spostamento verticale del provino, ancora in uso in
norme quali la ASTM C1018 e la JCI-SF4, per citarne qualcuna, con il valore
d’apertura di fessura CMOD. Va detto che
l’intenzione di correlare spostamento ed apertura di fessura va ricercata,
probabilmente, nell’esigenza di “attualizzare” risultati di prove
sperimentali effettuati con norme basate, appunto, sul legame Carico –
Spostamento verticale. Ancora, si
stabiliva di determinare la resistenza residua in corrispondenza di specifici
valori d’apertura di fessura, con ciò esponendo al rischio di un’accentuata
variabilità dei risultati, mentre nella norma omologa Italiana, UNI 11039, si
fissano degli intervalli d’apertura di fessura, integrando i quali si
ricavano le resistenze equivalenti, e quindi gli indici di duttilità. La norma in
questione, pur se di tipo volontario, rischia di fatto di imporsi come
procedura di riferimento perché espressamente richiamata dalle norme
armonizzate (cogenti) sulle fibre. Per terminare
questa parte sulla prova di flessione, è doveroso segnalare che, nell’ambito
delle norme che regolano gli aspetti prestazionali dello sprayed concrete (calcestruzzo
proiettato), nel caso di fibrorinforzati, è stata proposta una prova di
flessione su travetto (pr EN 14488-3) che si differenzia notevolmente da
quella dianzi trattata (EN 14651). Sono diverse le
dimensioni, non c’è l’intaglio, si misura lo spostamento verticale, il carico
viene applicato in due punti, e non in uno come nella EN 14651, la resistenza
di prima fessurazione e gli indici di duttilità vengono determinati
diversamente. Viene da
chiedersi perché un operatore del settore, sia esso produttore o utilizzatore
di fibre, debba essere costretto ad utilizzare modalità di prova differenti
per differenti applicazioni. norme sui manufatti
in calcestruzzi fibrorinforzati Un rapido cenno
merita la norma armonizzata UNI EN 1917_04 Pozzetti e camere di ispezione di
calcestruzzo, rinforzato con fibre di acciaio e con armature tradizionali,
dove addirittura si prescrivono un certo tipo di fibra ed una resistenza
minima della stessa, in contrasto con l’approccio prestazionale della norma
tendendo ad escludere altri tipi di fibre d’acciaio e fibre prodotte con
materiali diversi. Questo tipo di
prescrizione è in contrasto con lo spirito stesso della Direttiva Prodotti da
Costruzione che, tra le altre finalità, ha quella di liberalizzare il mercato
e di impedire le barriere protezionistiche da parte di questo o di quel Paese
o del tal Produttore. Istruzioni CNR Ci sono anche
notizie positive: nel corso di questo anno sono state pubblicate le
Istruzioni CNR-DT 204/2006 per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo
di Strutture di Calcestruzzo Fibrorinforzato. Il documento ha per oggetto
l’impiego strutturale del calcestruzzo fibrorinforzato, inteso come composito
cementizio additivato con fibre di vario tipo, a cui si possano aggiungere in
opera barre di armatura, lente o pretese. Per impieghi
strutturali deve essere garantito un dosaggio minimo di fibre (0,3
% in volume) ed una duttilità minima intesa come rapporto tra la resistenza residua
a trazione e la resistenza di prima fessurazione (fFtsk / fctk > 0,2). Sono richiesti
livelli minimi prestazionali sulle strutture. Le Istruzioni CNR trattano
della durabilità stabilendo, in funzione delle classi di esposizione e della
permeabilità, le fibre che possono essere utilizzate e non. Nel testo del CNR
non trovano spazio teorie strambe quali quelle sulla spaziatura minima,
oppure correlazioni tra Apertura di Fessura e Spostamento. Considerata
l’importanza di questo documento, sarebbe utile integrare e rivedere le
normative relative alle strutture nelle quali sia previsto l’impiego del
calcestruzzo fibrorinforzato al fine di definire correttamente le modalità di
esecuzione, progettazione e controllo: un esempio è costituito dai pavimenti
ad uso industriale, la cui norma applicativa, UNI 11146, fa cenno all’utilizzo
di fibre. Conclusioni La tecnologia del
calcestruzzo fibrorinforzato sta conoscendo un periodo di forte sviluppo in
termini di regolamentazione. La normativa Italiana è sicuramente tra le più avanzate.
A livello comunitario si registra, viceversa, qualche nota stonata: due
metodi di prova a flessione per il calcestruzzo fibrorinforzato, assenza di
indicazioni sul dosaggio minimo, impropria attribuzione di responsabilità ai
produttori di fibre, ricorso a teorie e relazioni empiriche di dubbia
validità. Sarebbe un
peccato se, a causa dell’obbligo di recepimento delle norme Europee, ci si
dovesse trovare costretti ad accettare regole peggiori di quelle nazionali. |
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