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Strutture · Progetto di Ponti e Viadotti · · DISPOSITIVI DI APPOGGIO DELL’IMPALCATO · Marco Bozza · · INTRODUZIONE · Tipologie
per funzione di impiego · Tipologie
per materiali di utilizzo · · · · ·
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· INTRODUZIONE
L’impalcato di ponti e viadotti è fissato sulle
sottostrutture (pile e spalle) mediante degli organi di collegamento, detti dispositivi
di vincolo. Questi dispositivi, alloggiando tra l’impalcato e le sottostrutture
del ponte, sono soggetti alle seguenti azioni: - azioni trasmesse dall’impalcato (azioni per stati di
servizio); - azioni trasmesse dalle sottostrutture (azioni
sismiche). Nel primo caso i dispositivi hanno la funzione di
assorbire le azioni di servizio che l’impalcato trasmette loro e di
trasferirle alle sottostrutture: per questo motivo sono detti dispositivi
di appoggio. Nel secondo caso i dispositivi hanno la funzione di
assorbire le eventuali azioni sismiche che le sottostrutture potrebbero
trasmettere loro e quindi all’impalcato: per questo motivo sono detti dispositivi
antisismici. Mentre gli apparecchi di appoggio interessano tutti i
ponti e svolgono la loro funzione per tutta la vita dell’opera, i dispositivi
antisismici sono normalmente utilizzati nel caso di opere soggette ad azioni
sismiche ed assolvono alla loro funzione solamente in presenza di sismi di
una certa intensità. Funzioni
dei dispositivi di appoggio
I dispositivi di appoggio (o appoggi) sono
dispositivi di vincolo che trasmettono le azioni previste e consentono
rotazioni relative tra due elementi strutturali. In particolare impediscono
il movimento relativo (appoggi fissi), o permettono il movimento (appoggi
mobili) in una direzione (appoggi mobili unidirezionali) o in tutte le
direzioni del piano (appoggi mobili multidirezionali) (Figura 1).
Figura 1 Gli appoggi sono progettati in modo da reagire
alle azioni specifiche con il minimo spostamento possibile e consentire gli
spostamenti specificati con le minime reazioni possibili. Infatti, le
tolleranze di fabbricazione e le proprietà dei materiali impiegati, sono tali
che gli spostamenti relativi non siano mai nulli, mentre l’attrito fa
insorgere forze parassite che devono essere considerate in fase di progetto.
Inoltre, ma non meno importanti, gli appoggi devono possedere i seguenti
requisiti: - essere facilmente ispezionabili; - consentire una loro accurata manutenzione; - essere agevolmente sostituibili in caso di
necessità. Tipologie
per funzione di impiego I dispositivi di appoggio si suddividono in due
categorie per funzione di utilizzo: - appoggi fissi - appoggi mobili Appoggi fissi Gli appoggi fissi hanno la funzione di ancorare l’impalcato
alle sottostrutture consentendo, nel contempo, rotazioni relative fra le
superfici a cui sono fissati. Essi trasmettono, oltre alle azioni verticali
dovute al peso strutturale dell’impalcato e dei veicoli che vi transitano
sopra, anche azioni orizzontali dovute al vento, alle forze di frenata,
all’attrito degli appoggi mobili, alle eventuali forze centrifughe e al sisma
quando hanno anche la funzione di dispositivi antisismici. Gli appoggi fissi si suddividono nelle seguenti
tipologie: - a contatto lineare (Figura 2a); - a contatto puntuale; - a disco elastomerico (Figura 2b); - a calotta sferica con superfici di scorrimento in
PTFE (Figura 3a e Figura 3b). Figura 2a
Figura 2b Figura 3a
Figura 3b Appoggi
mobili
Gli appoggi mobili, come quelli fissi, oltre ad avere
sempre la funzione di ancorare l’impalcato alle sottostrutture e di
trasmettere loro le forze verticali, consentono anche, insieme alle rotazioni
relative, spostamenti relativi fra le superfici a cui sono fissati. Questi
ultimi possono essere causati da variazioni termiche, deformazioni viscose
del calcestruzzo, deformazioni elastiche e ritiro. Questi apparecchi si
suddividono in due categorie: - appoggi mobili unidirezionali: permettono lo spostamento relativo in una
prefissata direzione; - appoggi mobili multidirezionali: permettono lo spostamento relativo in
tutte le direzioni. Gli appoggi mobili si suddividono nelle seguenti
tipologie: - a cerniera cilindrica con appoggio a rullo (Figura
4a) - a cerniera cilindrica a contatto lineare con
superficie di scorrimento in PTFE (Figura 4b) - a sella cilindrica con superfici di scorrimento in
PTFE - a cerniera sferica a contatto puntuale con superficie
di scorrimento in PTFE - a disco elastomerico con superficie di scorrimento in
PTFE (Figura 5a e Figura 5b) - a calotta sferica con superfici di scorrimento in
PTFE Figura 4a
Figura 4b Figura 5a
Figura 5b Tipologie per materiali di utilizzo
Gli apparecchi di appoggio si possono suddividere,
a seconda del materiale di cui sono costituiti, in: - appoggi in gomma - appoggi in acciaio La differenza del materiale utilizzato implica
anche un diverso comportamento in esercizio. Appoggi in gomma Questi appoggi sono costituiti da strati di gomma
separati da lamiere di acciaio, e sono in grado di reagire alle seguenti
azioni: - forze verticali - forze o spostamenti orizzontali in ogni
direzione - rotazioni attorno ad un asse qualsiasi Il loro funzionamento può essere identificato con
un comportamento intermedio tra quello degli appoggi fissi e quello degli
appoggi mobili. Tale comportamento deriva direttamente dalle proprietà che
caratterizzano la gomma sotto carico. Poiché essa si deforma a volume pressoché
costante, quando subisce uno schiacciamento per effetto di una forza
verticale N (Figura 6a), nascono delle tensioni tangenziali che tendono a
produrre uno slittamento (dilatazione trasversale). Quest’ultimo viene
contrastato dalla presenza delle lamine di acciaio, efficacemente vincolate
agli strati di gomma mediante vulcanizzazione.
Figura 6a
Figura 6b Figura 6c Nel caso di forze orizzontali H (Figura 6b) gli
strati subiscono traslazioni orizzontali in regime di tensione tangenziale
pressoché costante. Lo spostamento che ne segue dipende dal modulo di
elasticità tangenziale della gomma e dalla sua qualità, dalla temperatura e
dalla durata di applicazione del carico. Glia appoggi in gomma hanno il
notevole vantaggio di reagire alle azioni orizzontali istantanee (vento,
frenature, ecc.) con piccole deformazioni e alle deformazioni lente (fluage
della struttura, variazioni termiche, ecc.) con piccole reazioni. Per azioni flettenti M (Figura 6c) che producono
rotazioni gli appoggi in gomma reagiscono mantenendo piane le superfici di
contatto con l’impalcato e le sottostrutture. L’andamento dello stato
tensionale normale e tangenziale è rappresentato in diagrammi con valori a
segni alterni.
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